SEXTING: una nuova moda “social” tra le più pericolose che non risparmia brutti guai ad adulti e minori

SEXTING: una nuova moda “social” tra le più pericolose che non risparmia brutti guai ad adulti e minori

 

Il sexting, divenuto una vera e propria moda (al limite dell’ossessione) fra i giovani e meno giovani, consiste principalmente nello scambio di messaggi sessualmente espliciti e di foto e video a sfondo sessuale, spesso realizzate con il telefono cellulare, o nella pubblicazione di questo genere di contenuti tramite via telematica, come chat, social network e internet in generale, oppure nell’invio di semplici mms.

Tali immagini, anche se inizialmente (almeno nelle intenzioni del divulgatore originale) inviate a una stretta cerchia di persone, spesso si diffondono in modo incontrollabile e possono creare seri problemi alla persona ritratta nei supporti foto e video. Tali contenuti vengono prodotti in maniera volontaria da parte dell’utente, spesso scambiati come sorta di “pegno d’amore” su richiesta del partner o dell’amico di turno.

Il fenomeno del sexting ha iniziato a diffondersi anche in Italia. Dall’indagine nazionale sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza condotta nel 2011 da Telefono Azzurro ed Eurispes su un campione di 1.496 ragazzi di età compresa tra i dodici e i diciotto anni, emerge che circa un ragazzo su dieci (10,2%) ha ricevuto messaggi o video a sfondo sessuale con il cellulare, mentre il 6,7% ne ha inviati ad amici, fidanzati, adulti, o altre persone, anche sconosciute.

Dall’indagine nazionale emerge inoltre che il fenomeno del sexting interessa sia maschi che femmine, seppur con qualche differenza. Senza contare che il passo dal sexting alla prostituzione è molto più breve di quanto ci piacerebbe immaginare. Ma non è tutto. Sempre più spesso infatti stiamo assistendo alla cosiddetta “revenge porn”, una sorta di nuova e moderna forma di vendetta che sembra essere in vertiginoso aumento. Bastano pochi clic e la reputazione della malcapitata di turno (nel 90% dei casi le vittime sono donne infatti) è rovinata per sempre. Tale comportamento prevede la pubblicazione onli-ne di foto e video degli “ex amori” in atteggiamenti intimi possibilmente sessualmente espliciti.

Secondo i dati resi noti dall’associazione americana “End revenge porn” che fornisce supporto alle vittime di tali condotte, il 10% delle storie d’amore si conclude con la minaccia da parte di uno dei due partner (solitamente quello di sesso maschile) di rendere pubbliche e divulgare online le foto o i video più compromettenti realizzati durante la relazione. E in ben il 60% dei casi alla minaccia segue l’effettiva pubblicazione del materiale citato.

Nella stragrande maggioranza dei casi le vittime sono di sesso femminile e non solo erano consapevoli di essere riprese in atteggiamenti sessualmente espliciti, ma erano anche le “autrici” degli scatti/video “hot” che poi avevano inviato al partner come “bollente pegno d’amore”. Poi, come spesso accade, la storia d’amore finisce ma le foto e i video restano… nelle mani sbagliate! Le conseguenze per chi finisce nel mirino di una “revenge porn” sono molto gravi e possono arrivare a innescare importanti disturbi di matrice ansiosa e depressiva e anche ideazione suicidiaria.

Donna (giovane e “diversamente” giovane) avvisata…mezza salvata, come recita un noto proverbio che vale sempre la pena di seguire. Anche perché il passo tra l’essere vittima di una “revenge porn” e l’essere vittima di ricatti di matrice estorsiva a sfondo sessuale può essere straordinariamente breve, come ci mostrano i dati resi noti proprio in questo periodo da parte della Polizia Postale. Sono in continuo aumento infatti i casi di persone che affermano di essere vittime di tali scenari e che sono incappati in una vera e propria trappola da cui è difficile sottrarsi.

Alcuni soggetti, che spesso si nascondono dietro profili falsi, una volta suscitato l’interesse dell’ignara vittima e dopo averla portata a scambiarsi contenuti (audio, video, foto) via webcam di chiaro tenore sessuale, la contattano nuovamente per richiedere denaro in cambio dell’impegno a non divulgare sulla rete tali contenuti. È quindi sempre buona la norma “prevenire anziché curare” (e questo vale per ogni ambito della vita, sia reale che virtuale), come ci hanno insegnato i nostri genitori dal momento che una volta che una foto o un video viene postato su questo tipo di piattaforme se ne perde definitivamente (e irrimediabilmente) il controllo.

Ergo: prima di fare quel fatidico clic di troppo, soprattutto (ma non solo) quando si tratta di postare contenuti che riguardano la vostra sfera intima, dovete contare almeno fino a mille e, quando avete finito, dovete ricominciare fino a quando la voglia di inserire e/o inviare quel contenuto vi è passata completamente.

Parola di Criminologa.

Roberta Bruzzone